martedì 15 febbraio 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": un capitolo a parte, ovvero "l'arte dell'autoinvito"

le lezioni erano temporaneamente sospese ma non terminate: il fatto è che mi prudevano le mani e così ho fatto dell'altro, che prima o poi pubblicherò.

dunque, l'autoinvito.
incubo dei bonton-isti, terrore e impaccio dei timidi, sasso nella scarpa dei vergognosi... gioia immensa dei caterpillar noncuranti - non del tutto, ma quasi - di ciò che li circonda.
come prima cosa spazziamo via subito il campo da false convinzioni: per come lo intendo io, l'autoinvito non è andare a scrocco. quando ci si autoinvita, se non è proprio l'ultimo momento, come minimo ci si presenta con una torta, e possibilmente fatta con le proprie manine.
questo non tanto perchè non ci si presenta mai a mani vuote, ma perchè dice che l'abbiamo fatto per voi, vi ho pensato e questo è quel che ne è venuto fuori (ecco, magari se la bruciate... un bella vaschetta di gelato? oppure una bottiglia di vino?).
se non ce l'avete fatta, vi trovate coi negozi chiusi, se tutto è nato perchè siete passate solo per fare un saluto e poi... allora, si aiuta a preparare, si sparecchia, si lavano i piatti... si da' una mano, insomma, sia che sia stato un tè, sia una più impegnativa cena.
si ok, ma come ci si autoinvita?
qual'è la frase magica?
non c'è!
non c'è perchè bisogna osare, e non è così difficile come si può pensare.
facciamo un piccolo sondaggio: quante di voi si sono sentite dire da qualcuno "eh, passa a trovarci, dài, quando vuoi, tanto siamo sempre qui" e quante volte avete raccolto questo invito, prendendolo proprio così, alla lettera?
mh... se penso alla mia esperienza, posso dirvi che inviti così ne ho ricevuti parecchi e anche che, francamente, non li trovo dei grandi inviti. perchè penso che, volendo proprio proprio fare la pignola, se ti fa davvero piacere che passi da te, non dovresti dirmi "quando vuoi"; chiedimi invece: "quando puoi?" così ci si organizza. per cui, se la premessa è "quando vuoi" per forza uno si autoinvita, non vi pare?
come dite? la telefonata prima per sapere se si può?
va bene, facciamola: ci si può autoinvitare anche per telefono, sapete?
no problem se vi dicono "massì, dai, passate, volentieri, vi aspettiamo!"; ma se vi dicono "acc... guarda stiamo uscendo per fare la spesa... facciamo un'altra volta, dai, magari a cena"... non vi suona un po' come il "quando vuoi" di prima?
il fatto è che si crea come un'aspettativa, che un po' ci lascia delusi... che forse è un po' il vero ostacolo al non buttarsi, e tutta la storia del non-sta-bene-fare-così in fondo è solo un pretesto per mascherare la delusione di un no.
invece la capatina, così, non pianificata, non prevista, nemmeno immaginata mentre si è per strada ha in sè una spontaneità e una sincerità tali che davvero, vi spianeranno la strada.
non so se riesco a spiegarmi bene, ma ecco, credo che parte del come si fa stia nella massima evangelica del "fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te". quando organizzo una cena, se un amico mi chiede se può portare un suo amico col quale si era già messo d'accordo ma che gli spiacerebbe bidonare perchè tutto sommato non vorrebbe mancare alla serata in compagnia... beh, ma cosa me lo spieghi a fare? portalo, no? che problema c'è! insomma, se qualcuno si autoinvita da me, non mi fa altro che piacere; anzi, trovo che queste poi siano le cose meglio riuscite, perchè più spontanee [e vi ricordo che io ho avuto l'onore anche dell'imbucato al funerale di mio nonno...].
insomma, l'autoinvito mi viene naturale perchè penso a come sono contenta io quando ne ricevo uno.
non può essere tutto rose e fiori, certo che no, brutte esperienze le ho vissute, ma non sono in numero sufficiente da far pendere il piatto della bilancia dalla parte loro.

sapete, quando si dice che dare è più bello che ricevere e tutte quelle cose lì? beh, fa tutto parte di questo. tempo fa la sezione locale della croce rossa non riusciva a mettersi in contatto con una famiglia del quartiere dell'Altrametàdelcielo: così mio papà, che era là, ha chiamato me perchè chiedessi a lui di provare a suonare il campanello e capire se c'era qualche problema. e lui, volontario coatto, ci è andato brontolante perchè ha dovuto vestirsi e interrompere quel che stava facendo; certo che sarebbe andato là, per chi lo avevo preso?: metti che fosse successo qualcosa...
beh, quando ricorda quel pomeriggio, ancora oggi, si illumina felice: il telefono era solo messo male, niente di grave, ma la famiglia lo ha accolto in casa neanche fosse stato babbo natale con i premi del superenalotto, non finiva più di ringraziarlo, non sapevano più cosa offrirgli, volevano persino dargli una mancia.
e io, quando lo vedo così, lo amo un pezzo di più...

domenica 13 febbraio 2011

Un piir fa mia 'n pomm


disastro.
nemmeno le 8 e mi ha già ucciso il lievito madre, fatto fuori la preziosissima farina di farro integrale, usato i miei campionari di stoffe per una coperta “che tanto poi farò carità”, il tutto porconando dietro a chiunque tentasse in qualche modo di ragionare con LEI cercando – ormai – di salvare il salvabile.
“non spreco le cose da mangiare” aveva detto quando le ho fatto notare che la farina integrale era meglio mescolarla alla farina normale; “mi serve spazio in frigo” aveva detto quando ha travasato il lievito nella fontana di farina seppellendolo nel sale e annegandolo con acqua bollente (il frigo da 170 l nel quale l'eco era disturbato da un tupperware da 250 cl); “abbiamo troppa roba, c'è bisogno di spazio” m'ha detto mentre ravanava nello scatolone dei campionari con una frenesia che non promette mai niente di buono...
e così il pane è da buttare perchè sono venute fuori mazze da baseball di un sapore acido amaro, e la mia collezione di stoffette non solo è mutilata, ma sono rimasti solo colori cupi e bigi, perchè le tonalità più vivaci le ha consumate (e lo scatolone non è stato svuotato, così non è cambiato niente). niente in contrario a che le usasse, pienamente d'accordo nel voler realizzare qualcosa di utile e farne un dono, ma con un minimo di criterio, insomma!
e soprattutto, avrei gradito molto non essere frastornata per un'intera giornata dai continui discorsi pronunciati a 1000 decibel sulle porcate di esperimenti che porto in casa, dato che poi i disastri non li ho fatti io.
se non altro ho capito da chi ho preso l'ingombro, l'irruenza e la prepotenza di un caterpillar (anche se non sono mai riuscita a fare altrettanto danno tutto in una volta sola): un piir fa mia 'n pomm (da un pero non nasce una mela).

giovedì 3 febbraio 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": appendice 1

visto il successone (ben 3 - dico: tre - commenti) del mio ultimo post, ho deciso di spendere altre parole sull'argomento.
dunque, rileggendolo, mi sono resa conto che ho scordato di premettere una cosa importante: la premessa, appunto.
vi sarete chieste: cosa c'è da chiedere in giro?
come sapete, mi piace realizzare cose, ma i soldi nel portafogli sono quelli che sono, così faccio scorte di tutto quello che posso recuperare quando mi capita l'occasione. quando gironzolo, anche se non sto cercando qualcosa di particolare, istintivamente butto un occhio qui e là, e ogni tanto capita che bam! quella cosa potrebbe fare al caso mio.
le tavolette di cartone, per esempio: ammonticchiavano i cartoni perchè venissero raccolti dai netturbini e io, più veloce di un fulmine, chiedo se posso prenderle e se percaso ne hanno altre.
i nodi affettati dei tronchi mentre preparano la legna in montagna: difficile che ti dicano di no quando tutt'intorno hanno legna a perdita d'occhio...
il ritaglio di gomma crepla a forma di fiocco di neve che hanno usato per presentare il funzionamento di una speciale macchinetta... tanto di lì a poco ne avrebbero fatti altri...
la carta per scolare la frittella della fiera: cercavo da tempo una carta grezza, e me ne hanno data così tanta che non so più cosa farne.

per rispondere a cioccomammma che ieri mi chiedeva gli indirizzi, do' questa indicazione: comincia dai posti che conosci e che ti conoscono. se sei già una cliente, con i dovuti modi, vedrai che non ti diranno di no. la tattica kamikaze sperimentala in città forestiere, dove anche se fai una figuraccia, chissenefrega! tanto chi ti conosce?

mercoledì 2 febbraio 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": tutorial?

come mi hanno fatto notare, ho una bella faccia tosta.
"bella" nel senso di simpatica. ce l'ho di natura, e spesso si accompagna ad un tatto da caterpillar che il più delle volte mi fa fare figuracce da guinness, ma che dà anche tante soddisfazioni, non ultima un bagaglio di ricordi da morir dal ridere.

ma anche se il mio savoir faire è innato, posso sempre spiegarvi come si fa: nessuno nasce imparato, e ci sono miliardi di corsi per ogni cosa. ecco il mio:

come farsi venire la "faccia tosta" in 5 mosse

1- ricordatevi sempre che chiedere è lecito, rispondere è cortesia: potreste essere potenziali clienti, potrebbe essere controproducente trattarvi male.
2- analizzate le situazioni (cioè, non chiedete l'ora a una mamma che monta il passeggino mentre il cane le gira attorno legandola con il guinzaglio, il figlio piccolo in macchina strilla a 9000 decibel, quell'altro le tira la giacca perchè vuole qualcosa in quel momento preciso... ho reso l'idea?)
3- un sorriso sincero e gentilezza sono sempre graditi
4- pensare a cosa si può dare in cambio (ed essere pronti anche magari a pagare...)
5- ripassare a ringraziare

ora spiego con un esempio pratico (tratto da una storia vera).
passeggiavo per milano e scorgo la vetrina di un sarto con esposto un cartello "cravatte di seta a 10'000 £"; siamo entrati nel negozio/laboratorio/atelier e butto l'occhio su uno scaffale pieno raso di campionari.
C: "mi scusi, cosa sono quelle specie di libri?"
S: "campionari di stoffe"
C: "veramente???"
S: "certo! prendine uno"
e timorosa lo pesco e lo sfoglio... ricordo ancora la sensazione sulle mani di tutte quelle stoffe morbide e colorate... dopo averlo guardato e riguardato glielo porgo perchè avevo paura di ribaltarli tutti tentando di metterlo via.
S: "puoi tenerlo, se vuoi, ne ho talmente tanti... anzi, se me ne porti via un po' mi fai un favore"
così sono uscita di lì con una cravatta e un sacchettone di campionari di tessuti di lana. cosa ne ho fatto? beh, in tutto sono venute fuori 1 coperta un po' più grande di un plaid, 1 coperta matrimoniale, 1 copripiumone singolo, 1 copertina più piccola di un plaid e un certo numero di cuscini, dei quali uno l'ho portato poi un giorno al sarto per ringraziarlo. e sapete lui cos'ha fatto?
per sdebitarsi, mi ha regalato un altro sacchettone di campionari e avanzi di velluto, che per ora non ho ancora utilizzato, in attesa dell'ispirazione.
ok, mica tutti sono così generosi.
vero.
ma se non ci provate, non scoprirete mai chi lo è veramente.
e che dire del tipografo a due passi da casa mia?
cercando disperatamente carta da cartonaggio tipo varese ma senza disegni, sono capitata lì. beh, non solo avevano quel che cercavo, non solo non hanno voluto un centesimo per la carta che ho scelto, ma me l'hanno pure squadrata della misura che volevo io! e quando poi sono tornata con una bottiglia di vino, e gli ho mostrato cosa avevo fatto con quella carta, come prima cosa hanno studiato da esperti il manufatto e mi hanno fatto mille complimenti e poi hanno insistito perchè mi fermassi lì con loro in laboratorio per brindare. totale, alla fine mi hanno pure detto che se voglio, mi lasciano uno spazietto lì da loro per fare i miei lavori.
aneddoti simili ne ho parecchi, e non credo che sia perchè sono incredibilmente fortunata. io penso che  anche la persona più burbera e scontrosa sulla faccia della terra, se le viene data la possibilità di rendersi utile, si scopra generosa in modo inaspettato.

e a voi, mai successe cose simili?
dài, raccontatemele!

martedì 1 febbraio 2011

tutorial: VASSOIO OVER-SIZE

mentre qualcuno compiva 5 anni, dalle mie parti si è fatta la festa degli ...anta di papà.
data importante, questa di quest'anno, per cui sono stati chiamati a raccolta tutti i parenti che da più parti si sono riversati nel salotto di casa.
per sfamare 22 persone, abbiamo organizzato un [ab]buffet che, a giudicare dai non-avanzi, è stato molto gradito; e per finire, la torta!
foto ne ho fatte, ma nessuna decente, quindi spero di rendere l'idea a parole.
ho preparato la pastiera (della quale non do' la ricetta solo perchè se comperate il barattolo di grano per pastiera la trovate già stampata...) e poi, complici gli stampi a forma di numero gentilmente prestati dall'amico pasticcere, l'ho cotta a casa dell'Altrametàdelcielo (sennò che sorpresa sarebbe stata?).
ma non avendo un vassoio grande a sufficienza per contenere i due numeri di pastiera, ho dovuto arrangiarmi col cartonaggio. ne ho realizzato uno pieghevole, causa problemi di spazio per riporlo una volta finito l'uso.
1. i cartoni grezzi
2. il vassoio aperto (esterno)
3. il vassoio aperto (interno)

4. i rinforzi
5. il vassoio chiuso
poche foto, mi spiace, ma non avevo proprio tempo di interrompermi qui e là per fotografare.

ecco come fare:
- procuratevi del cartone mooolto spesso: il mio è di 4,5 mm, rigorosamente di recupero: si tratta infatti del supporto sul quale avvolgono le stoffe in metratura. con il mio savoir faire (leggi: faccia tosta, che giusto oggi una collega mi faceva notare - spero come dono da invidiare entro certi limiti...) li ho chiesti al proprietario del negozio di tessuti quando ho visto che li ammonticchiava per buttarli via;
- regolatevi per l'altezza/larghezza: il mio vassoio doveva misurare 50x40 cm, quindi, essendo le mie tavolette 80x20 cm, ho tagliato due pezzi da 50x20, che poi ho unito con il rivestimento in tela.
- la tela: in commercio esiste una tela da legatoria lavabile, che le conferisce un po' l'aspetto di una cerata (quindi presumo che si possa ovviare con quest'ultima): per i lavori di cartonaggio questa consistenza un po' plasticosa non è molto raffinata, ma stavolta, volendo fare un oggetto che duri nel tempo (almeno fino a quest'estate, quando toccheranno gli ...anta della mamma!), è stata proprio l'ideale.
- quindi, sul lato carta della tela, ho segnato il margine di 2 cm (non il solito 1,5 per via del cartone spesso) SOLO per  tre lati (2 corti e 1 lungo) della prima tavoletta; presa la tavoletta in questione, ne ho spalmato di colla una facciata e l'ho premuta sulla tela tenendo conto dei riferimenti appena tracciati.
- ribaltato il tutto, sul lato tela ho premuto con straccio&pieghetta/dorso del cucchiaio per fare aderire bene. poi ho ribaltato di nuovo, in modo da avere di fronte, in ordine di apparizione da sinistra a destra, il margine di 2 cm, il cartone, il resto della tela sul lato carta.
- ora appoggio sopra il cartone già incollato l'altro pezzo e spalmo di colla gli spessori che guardano verso il resto della tela (dalla parte opposta ai due cm, insomma). ci premo allora contro la tela e con l'aiuto della pieghetta premo benissimo tutto, passando e ripassando una marea di volte, finchè la tela non tende più a staccarsi.
- a questo punto vi troverete, in ordine di apparizione dall'alto (quello che vedete) al basso (quello che poggia sul tavolo): tela non ancora incollata, tavoletta incollata solo su uno spessore, tavoletta incollata sia sullo spessore che sulla facciata.
- sollevate allora con delicatezza la tela non ancora incollata, spalmate di colla la facciata del cartone, rimettete sopra la tela e premete, strofinate e fate aderire bene tutto.
- se avete tempo, e per sicurezza, e per fare le cose proprio per bene, mettete il tutto sotto dei pesi per un'oretta, altrimenti procedete pure ma con attenzione. come se steste per aprire un libro, sollevate il cartone superiore; segnate sull'estremità destra il margine di 2 cm e tagliate la tela in eccesso (idem sopra e sotto). tagliate gli spigoli e rimboccate tutt'attorno come ho spiegato qui.
qui c'è una difficoltà: sopra e sotto, nel punto di unione degli spessori alla carta, si crea una piega che incasina un po' il rimbocco, tuttavia, se premete bene anche con il dorso dell'unghia, lo spessore si riduce molto e la gobbetta sarà impercettibile.
- adesso serve la carta stagnola: prendete la misura che vi occorre (ci sono voluti 2 pezzi), avendo cura di lasciare tutt'intorno circa 5 mm di tela (anche no, ma a me piaceva, mi sembrava decorativo) e tagliatela. poi, passate la colla stick con abbondanza sul rovescio della stagnola (il lato più opaco) e incollate in posizione.
- a questo punto il vassoio sarebbe finito, ma non può essere usato per il trasporto, perchè si flette nel mezzo e rischiereste di fare una frittata. per cui, con il cartone avanzato, preparate una serie di listelli (i miei sono 4 e misurano 7x30 cm) da posizionare per largo lungo la cerniera.  rivestitene una facciata e fate i relativi rimbocchi con la tela.
- i rinforzi devono potersi togliere, sennò non si può metter via il vassoio. così ho usato del velcro blu (acquisto alla lidl di qualche anno fa) e l'ho fissato con del bostik. tah-dahn!

se per voi lo spazio non è un problema, allora incollate le tavolette tra due fogli di cartoncino (il bristol o quello da dorsino) tagliato nella misura che vi occorre. a questo punto non rimane che incollare la tela, rimboccarla (magari fate 2,5 cm) e incollare sopra la stagnola.
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