mercoledì 27 luglio 2011

CE L'HO FATTA!!!

sì, ci sono riuscita, ho attraversato a nuoto lo stretto di messina!!!
è stata dura perchè il mare era mosso, ma alla fine ho vinto io e sono arrivata dall'altra parte.
sono doppiamente contenta x' le condizioni erano molto impegnative e ci sono riuscita lo stesso.
lo rifarei?
mah... certo, con il mare calmo, senza scirocco che spinge contro ma con la tramontana che spinge in avanti e con un angelo custode che ti guida passo passo... perchè no?

in seppia è un po' triste, ma è il mio primo esperimento di fotoritocco e non mi pare male. ah! questo non è lo stretto, è una veduta dell'etna dalla baia di giardini naxos

giovedì 26 maggio 2011

AIUUUTOOOOOOOOOOOOOOO!

giuro, non ho fatto niente io, non consapevolmente almeno, credo, non lo so, non so come ho fatto, nè come sia successo, ma...

DOV'E' ANDATO A FINIRE L'ELENCO DEI LETTORI FISSI DEL MIO BLOG?????

scusate, davvero non so come: stanotte ho postato la saponetta, stamattina ho riaperto per dare un'occhiatina e AAAARGH! non c'è più l'elenco!!!

e adesso che si fa?
vi ri-iscrivete, vero?

storie di fusioni

di solito quando la saponetta è agli sgoccioli, per sfruttarla fino alla fine la appiccico ad una nuova.
stavolta guardate cos'è successo:
 

 è nato un cuore!!!

domenica 15 maggio 2011

NO COMMENT ovvero "cosa ci è toccato sentire..."

cosa non fanno pur di vendere case! cosa non dicono pur di ingolosirti! cosa si lasciano scappare nell'enfasi di convincerti!
ecco una raccolta di chicche che hanno avuto il coraggio di dirci.

dopo aver raggiunto il piano superiore di un appartamento di due piani in modo rocambolesco su una scala di ferro da muratori traballante che neanche il terremoto dell'Aquila, ecco il costruttore sorridente che vanta i pregi della sua creazione:
"questa è la camera dei ragazzi, più grande, perchè adesso c'è la mania di avere anche la scrivania con il computer".
vedendoci poco convinti, sfodera il suo asso nella manica:
"c'è quest'altro che ha anche il giardino: vedete? sono circa 300 metri quadri di verde". bello il giardino, bello grande davvero: la casa invece era poco più di 60 metriquadri...

l'agenzia:
"il salotto non è molto grande, ma si può mettere bene, c'è solo questa chicane per raggiungere la cucina": davvero, uno slalom così a monza se lo sognano!
poi, sempre loro, intuendo il segreto desiderio dell'Altrametàdelcielo di una casa indipendente:
"il villino è meraviglioso: non è molto grande, ma i bagni hanno tutti e due la finestra e poi c'è un balcone che vale tutta la casa" infatti è l'unico posto dove puoi star seduto a gambe distese ed avere ancora due metri dai tuoi piedi al muro; peccato davvero che lì fuori ci puoi stare solo tre mesi all'anno...
di fronte al mio scetticismo, torniamo a vedere appartamenti:
"certo che il secondo bagno è cieco, si fanno così adesso!" ah, buono a sapersi. vi elenco le dotazioni del bagno senza finestra: vasca da bagno, lavatoio e attacco per la lavatrice. ma il peggio deve ancora venire:
"questa è la loggia dove si affaccia la cameretta e il bagno; la camera è un po' buia, ma si può vetrare la loggia così avete uno spazio in più". addio anche all'unico bagno con finestra...

ristrutturazioni: abbiamo visto anche un condominio ricavato in un vecchio edificio rimesso a nuovo. qui hanno abbondato con gli accessori, per fare una cosa molto trendy e valorizzare al massimo la vicinanza con il fosso: "tutti gli appartamenti hanno l'alzatapparelle elettrico da capitolato; qui c'è l'interruttore che chiude tutte le tapparelle simultaneamente, così quando partite per le vacanze non dovete girare tutta la casa per chiuderle. le zanzariere se le volete dovete metterle voi, tanto c'è la predisposizione per l'aria condizionata". vacanze con tutta la crisi che c'è? e avete mai fatto caso alle zanzare della bassa padana? fame, dimensioni, mimetismo e tutto il resto? e d'estate, vorrai mica aprire le finestre per cambiare l'aria? tanto c'è la predisposizione per l'aria condizionata!

e sentite questa:
"è un appartamento carinissimo, vicino al centro, da ristrutturare, costa tot e con una piccola ristrutturazione da cinquemila euro lo sistemate per bene". 80 mq di casa nella quale il corridoio da solo ne occupa venti, ovunque piastrelle color caffelatte con ghirigori tipo giglio di firenze in marrone scuro, cucina larga 120 cm e lunga 3, bagno da 100 x 3, cameretta da 2 x 3, tapparelle a pezzi, salotto con pareti ammuffite e carta da parati extra strong in stile barocco... cinquemila???

c'è poi il problema del nostro letto, che per esigenze di altezza dell'Altrametàdelcielo dovrebbe essere almeno con un materasso da 2 metri:
"vedete, in questa camera ci sta anche l'armadio!" e l'armadio con il letto più lungo? "beh... se fate le ante scorrevoli e passate lateralmente [ricordate le pitture egizie?], dovreste farcela" tanto per la cronaca, la camera ha più spazio tra pavimento e soffitto che tra muro e muro...

altro costruttore, altro esempio di savoir faire: palazzina di un colore che credo nemmeno la tabella da filati da ricamo ce l'abbia, appartamento a piano terra esposto totalmente a nord, con scoperto rinchiuso tra un muro di cinta alto tre metri, lo scivolo di accesso ai box e la siepe dell'autolavaggio, interni piastrellati con piastrelle lucidissime in parvenza marmo di carrara (roba che se percaso un raggio di sole riuscisse a penetrare fin dentro casa, si rimane abbagliati peggio che a guardare la neve in un giorno di sole in montagna) e bagno piastrellato a mosaico in ogni dove. lo sguardo fiero per l'opera accompagna una vocetta stridula che elenca i pregi della casa: "come vedete non c'è il corridoio perchè tanto è uno spazio inutile, la camera dà direttamente sul soggiorno in fianco alla parete cottura; abbiamo fatto il pavimento uguale dappertutto per dare l'idea della continuità. e il bagno è stupendo! vedete, c'è tutto, vasca, doccia, water..." sì, non gli mancava niente a cominciare dai milioni di fughe tra le piastrelle... ah!, naturalmente le micromattonelle del mosaico erano in tinta con il quasi marmo del resto della casa...
ma noi, per non lasciare nulla di intentato, insisitiamo:
"percaso ha altre case da mostrarci?"
"ma ceeeeerto! nella zona che volete voi, ho giusto un palazzo con degli appartamenti ancora vuoti! avete presente quel cascinale giallo ristrutturato da poco [eccome! un contesto meraviglioso, con travi a vista, e mattoni e cotto e ringhiere di ferro battuto... sbav!]? ecco, quello dopo": un cubo bianco con balconi a colonnine... lasciamo perdere, va là!

sabato 14 maggio 2011

I.P.I.

è stato breve, ma intenso e alla fine, ce l'abbiamo fatta: ora
facciamo parte dell'esclusivo club degli indebitati proprietari immobiliari (IPI, diciamo noi nell'ambiente...).
eh si, abbiamo comprato casa. ci costa un rene ma, tutto sommato ce ne rimangono altri tre: non c'è male.
non sto a raccontarvi le ricerche, ma noi abbiamo trovato utile organizzarci uno schemino per appuntare le caratteristiche delle case che abbiamo visto (circa 40 prima del "colpo di fulmine").
eccolo qui:
non è difficile da fare: chiarito cosa cercavamo (trilocale con box in città, meglio nuovo ma anche usato recente/già ristrutturato), ho creato una tabella in exel e l'ho ricopiata 6 volte, fino a riempire un foglio.
poi potete decidere di tagliarlo in tabelline; noi abbiamo preferito tenerlo intero, perchè in agenzia ci descrivevano tante case in una volta sola e gestire tanti foglietti alla fine non era pratico.
noterete che nelle caratterisitiche non ci sono le voci "riscaldamento" e "spese condominiali", che pure sono importanti; si vede proprio che l'ho fatta io: infatti, da brava creativa, ho pensato bene di aggiungere invece la "luminosità"! quando l'Altrametàdelcielo mi ha fatto notare la mancanza, ormai ne avevo stampati un po', e di modificare e buttar via quelli già fatti non mi andava.
per fortuna che almeno ho previsto lo spazio per le note!
altre voci che sarebbe stato utile inserire, potrebbero essere "ascensore", "piano", "corridoio", "classe energetica" (caratteristica che esalta tantissimo le agenzie immobiliari, chissà, forse perchè innalza il valore dell'immobile?); però lo spazio disponibile è quello che è e non si può mettere tutto perchè qualcosa scappa sempre, o almeno così è stato per noi alle prime armi.



lunedì 9 maggio 2011

siamo tutti esseri umani...

prima ho knullato, ma ora ringrazio.
dico grazie a chi nella notte un po' per dovere e un po' per motivi suoi ha salvato i naufraghi dell'ennesimo barcone affondato davanti a casa nostra.
non vorrei fare retorica, ma quello che è successo non è che la prova che in fondo siamo davvero tutti uguali.
intanto perchè in mare di notte al buio non ci si vede una mazza, per cui essere bianchi, neri, cristiani o musulmani non fa differenza, non ci si vede punto e basta.
poi perchè quando ti ritrovi nell'acqua fredda qualunque lingua tu parli ti esprimi così: AAARGH!!!!!!!!! (a seguire idiomi in lingua madre che tradotti, ci scommetto quello che volete, voglion dire tutti più o meno "ma porc...").
se poi in acqua ti ci trovi improvvisamente e per disgrazia (barca affondata o scherzo-cretino-del-tuo-amico-deficente-che-crede-di-essere-spitritoso poco importa), l'istinto ti porta a sgambettare come un forsennato alla ricerca di un appiglio qualsiasi.
chi era lì ha fatto l'unica cosa che ha potuto: tirare fuori dall'acqua chi ci si è trovato dentro suo malgrado. sarà stato dovere, sarà stata solidarietà, compassione, paura del senso di colpa... chissenefrega di cosa; l'hanno fatto, sono stati l'appiglio per quelle persone spaventate.
in queste situazioni l'istinto ci porta più in là dei ragionamenti, delle discussioni sul numero massimo di immigrati, del distribuire doveri e responsabilità tra qui, l'europa e il nord africa; e ci fa agire bene.
grazie a tutti voi che eravate lì, magari anche per rispedire e per protestare, ma vi siete tirati su le maniche perchè nessuna famiglia si rompesse e lasciasse indietro parte di sè.

knullo DI NUOVO!!

non pensavo che avrei partecipato di nuovo alla rubrica di navigo a vista, un'altra volta fuori tempo massimo, o quantomeno non immaginavo di farlo così presto.
cos'è successo stavolta?
succede che mi sento un po' sotto pressione con gli allenamenti in vista della traversata a nuoto dello stretto di messina che farò a fine luglio: di nuovo, come l'anno scorso, ho chiesto aiuto a "chi se ne intende", e di nuovo me ne sono strapentita...
è vero che vi ho rotto io i cabbasisi chiedendovi una mano, e grazie mille per la disponibilità, ma mettevi in testa una buona volta che non ho nessun primato da difendere, non mi interessa in quanto tempo farò il percorso, non sono in gara con me stessa nè con altri, non sono la cavia per i vostri esperimenti da coach e lasciatemi nuotare in pace!!!

giovedì 28 aprile 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": appendice 2

un titolo per questi altri appunti non ce l'ho, però vediamo se si può tirar fuori qualcosa.
dunque, finora abbiamo trattato delle regole base, del chiedere e dell'autoinvito. ma per dare una visione globale dell'argomento, ritengo sia fondamentale farvi notare che non è tutto-rose-e-fiori come io entusiasticamente non ho fatto altro che trasudare dalle righe dei post precedenti.
dovete sapere che, grazie al mio tatto non proprio diplomatico (non vi ho detto che sono un caterpillar?), alla capacità scarsissimamente sviluppata del capire al volo le situazioni, alla fondamentale insicurezza di base che mi porta ad approfondire ogni cosa per essere proprio sicura di aver capito bene, ho collezionato non solo figuracce ma anche ferite (che fanno ancora più male perchè praticamente autoinferte...).
vi dicevo che bisogna essere pronti anche a sentirsi dire di no, e con "no", intendo l'ampia categoria dei "non volevo" con tutte le declinazioni di tempo verbale note e meno note.
siccome non sono molto capace di astrarre, espongo per esempi e lascio a voi il compito di trarre le conclusioni.
mettetevi comode.
indietro anni fa, all'alba dei miei 14 anni, ho conosciuto un ragazzo che poi ho ferito. ridicolo tirarsi dietro una cosa vecchia così, forse sono troppo sensibile, non so, ma io ho sempre vivo il ricordo dei suoi occhi quando ho detto la fatidica frase e me ne sono andata. niente di romantico, state tranquille, solo che si è trattato di uno di quei momenti realmente autentici che - almeno a me - ti segnano. e con l'Altrametàdelcielo, allora? certo, anche con lui ci sono stati seri momenti di "nonvoglio-nonvolevo-nonavreivoluto-no..." ma, ed è la cosa bella, non finiscono lì, sono come dei gradini di una scala che si superano, sono capitoli chiusi, studiati e imparati, basi nuove per andare avanti. quella prima volta invece no, ho solo girato una pagina senza aspettare di arrivare in fondo a quel che c'era scritto. ed è stata la prima volta che mi sono accorta di avere una lingua più lunga della mia altezza e che il collegamento con il cervello va sempre prima verificato, perchè spesso la spina è staccata...
una volta, sguainato il mio magnifico sorriso per farmi invitare mi è stato risposto di no, in modo non proprio simpatico. ho apprezzato che non mi abbiano detto "un'altra volta", perchè la faccia da ho-succhiato-un-limone-acidissimo li avrebbe traditi, ma fattosta che da allora mai più ho osato prendermi certe confidenze con loro ("loro" sono un'appendice familiare) e i rapporti, già tiepidini, si sono raffreddati di più. parenti serpenti, si dice, però è difficile farsene una ragione...

poi ci sono quei momenti in cui bisognerebbe tirar fuori la lingua, aprire il libro e far scendere liberamente le cataratte: raro che io sia così tempista... così mi ritrovo a lamentarmi con me stessa perchè non ho colto l'occasione che mi veniva data così, su un piatto d'argento. qui direi che ci sta l'ampia gamma delle situazioni lavorative, dove magari, se avessi osato di più, qualcosa di meglio per me avrei ricavato.

che dire?
non si può vivere di rimpianti, e la vita è adesso, come diceva baglioni, per cui fatta la figura, incassato lo scorno, riempito un altro po' il bidone delle cose che vorremmo buttare via ma non si può, si guarda avanti e si cerca di fare tesoro dell'esperienza passata.

tutorial: SCATOLA PORTAFILI DA RICAMO


Rieccomi qui!
Allora, cosa ho fatto di bello in questo periodo?
Dunque, nell'ordine:
  • le tovagliette americane patchwork/pile per la colazione;
  • una scacchiera;
  • le prolunghe dei piumoni;
  • ho ripreso il tappeto a punto croce;
  • la scatola per i fili del tappeto.
Tutti tutorial?
Beh, quasi.
Oggi vi spiego la scatola.

Ecco dove tengo i gomitoli di lana che mi occorrono per il tappeto:

si tratta di un cesto, sul quale ho
appoggiato un canovaccio, sul quale
sono messi i gomitoli, sui quali ho
appiccicato un post-it con il simbolo
di riferimento dello schema.
Stufa di ribaltare ogni volta il
cestino per cercare il colore giusto,
ho pensato di creare un altro





Occorrono:
  • una scatola da scarpe con il coperchio;
  • fogli di carta da riciclo: ho usato degli A4 scritto solo su una facciata;
  • nastro biadesivo oppure colla se si vuole fare una cosa un po' più rifinita;
  • forbici.


1- come prima cosa, prepariamo il contenitore: nel mio caso, siccome il fondo era un po' sporco per via delle suole delle scarpe che vi erano riposte, ho preferito ricoprirlo con la carta. Ho incollato lungo il perimetro dei pezzi di biadesivo e poi sopra ci ho messo la carta. La scatola è un po' più stretta dell'A4, così ho ripiegato un pochino i fogli sul lato lungo. Se vi va, potete tagliarli in misura; io ho preferito lasciarli perchè non avevo voglia di complicarmi troppo la vita (tanto sarà un accessorio a perdere terminato l'utilizzo: già, non credo che farò altri tappeti dopo questo!) e anche perchè in questo modo si crea tipo uno “zoccolino”, che dovrebbe ostacolare l'eventuale passaggio della polvere del fondo fino alla superficie sopra il foglio a contatto con la lana.


2- ripetiamo l'operazione sulla faccia esterna del coperchio: biadesivo, carta stavolta in misura, e poi con le forbici usate a mo' di punteruolo facciamo un tot di buchi (nel mio caso 15) ad una certa distanza tra loro in modo da distribuirli lungo tutta la superficie.




3- infiliamo ad uno ad uno i
gomitoli dentro la scatola facendo
uscire il capo del filo da un buco
e segniamo con un pennarello il
simbolo corrispondente allo schema
vicino al buchetto.

Tah-dan!

Bruttina, ma funzionale.




Volendo fare una cosa non raffazzonata, si potrebbe realizzare una scatola così:

l'ho pensata aperta e distendibile in modo da poterla riporre in minor spazio quando non occorre.

Un'altra idea potrebbe essere quella di cucire un sacco e riempirlo di buchi da rifinire con degli occhielli metallici (così il filato scorre meglio). I gomitoli vanno poi riposti uno ciascuno dentro un sacchettino (tipo quelli quelli dei collant) chiuso ma in modo che il filo possa scorrere da un'apertura (a pensarci bene, l'idea dei sacchettini potrebbe essere funzionale anche per la scatola).
Poi, per sapere il riferimento sullo schema, sotto ogni foro del sacco di stoffa, appuntate con un ago di sicurezza un cartoncino con il simbolo.
Volendo potreste cucire una striscia di cartoncino lungo tutto il perimetro, ma non so se sarà pratico perchè il sacco, essendo morbido, si deforma facilmente e potrebbe rompere la striscia.

Che dire? Se volete provarci, fatemi sapere!

martedì 15 marzo 2011

knullo alla grande! DUE PESI E DUE MISURE

con questo post, anche se non è lunedì, anche se ormai è un'iniziativa di qualche tempo fa, aderisco al knulla di navigo a vista.

cosa knullo?
due pesi e due misure: non vale fare bene il proprio lavoro, essere precisi, puntuali, no, questo non paga, perchè la prima volta che non puoi garantire la massima efficienza trovi una collega arrabbiata che pronuncia sermoni su come ci si deve comportare e la mancanza di rispetto fra pari e nei confronti degli utenti.

cara collega arrabbiata, forse invece di accusare chi sta male di fregarsene del suo lavoro e delle sue responsabilità, prima di dire che delira, potresti provare a chiedere come sta e cosa è successo.

io al posto suo non credo che riuscirei a provare sensazioni di disagio "chirurgico".
brava te se ci riusciresti.

lunedì 14 marzo 2011

tutorial: CORONE DI REAL RECUPERO

rieccomi!
è da un po' che manco: troppo da fare, il blocco dello scrittore, poca voglia di pc e una marea di scuse simili mi hanno fatto stare un po' lontana dal blog.
nel frattempo, ho prodotto un po' di cosine che prima o poi posterò. intanto comincio dall'ultima creazione: le corone per la festa dell'unità (che poi non la nostra non è stata un'unione, ma un'annessione dei vari stati italiani al regno dei savoia...).


perchè mi son sognata di produrre un simile strafanto?
idea di mia mamma: proprio il 17 festeggeranno il compleanno di 3 amiche e come trovata goliardica hanno pensato di far loro onore facendole indossare una corona a tema per tutta la durata del pranzo (che sarà in casa, per cui la figuraccia sarà relativa).

l'idea era di farle in cartoncino, ma voleva dire ritagliare le tre parti colorate e assemblarle in modo solido: mutilare i cartoncini? sacrificarne un altro come supporto? produrre un manufatto scomodo da indossare e col rischio che lasci il colore sulle fronti accaldate? giammai!

servono:
- 2 fogli A4 (uno da stampare e l'altro per il modello)
- stoffa trapuntata (o rigida, tipo quella delle sedie da giardino o delle tende parasole, oppure feltro, anche se poi terrà un po' caldo)
- nastri o stoffe colorate bianco, rosso e verde
- carta termoadesiva se come me non avete voglia nè tempo per star lì a cucire tutto...
- matita, forbici, ferro da stiro

ho fatto così:
- dopo una rapida ricerca in internet di una forma gradevole da riprodurre, l'ho salvata, ingrandita un pochino con gimp, stampata, ritagliata e piegata a metà nel senso della lunghezza (scoprendo che a dispetto della figura intera, l'immagine non è affatto simmetrica).
- preso un A4, l'ho piegato a metà nel senso della larghezza e l'ho infilato a mo' di fascicolo nella corona piegata prima. con la matita ho riprodotto ingrandendola la sagoma di mezza corona e poi l'ho ritagliata, ottenendo così il modello.
- poi, aperto il modello appena tagliato, l'ho posizionato sulla carta termoadesiva (qui un tutorial molto chiaro sull'utilizzo) e ne ho tracciato il contorno con la matita. dopodichè ho tagliato seguendo i contorni.
- sul retro di un ritaglio di stoffa trapuntata (ho pure dovuto cucire più pezzi di stoffa perchè non ne avevo di grandi a sufficienza!) ho applicato la carta stirandola col ferro NON A VAPORE.
- dopo, ho suddiviso la larghezza in tre sezioni, una per ogni colore: quella centrale è più stretta, ma è anche la più lunga, così le due misure si compensano


ho iniziato partendo da sinistra, con la sezione verde: ho sollevato la carta fino al primo segno e l'ho piegata nel senso della lunghezza.

la fascia rossa che si vede è la cucitura di aggiunta della stoffa... mi sono arrangiata come ho potuto!
- non avendo a disposizione abbastanza stoffa verde-bianco-rossa (motivo per cui ho deciso di utilizzare la carta termoadesiva: mica avevo voglia di star lì a cucire nastro per nastro!), mi sono arrangiata con i nastri di recupero, procedendo in questo modo:


come si vede dalla foto, ho posizionato il pezzo di nastro verde contro la piega della carta e con pazienza l'ho stirata con il ferro NON A VAPORE stando attenta a non fuoriuscire dal bordo sinistro del nastro, perchè sennò il calore fonde la colla scoperta e si appiccica alla piastra (insomma: un disastro...). dopodichè posiziono accanto al nastro già fissato un altro pezzo in misura e stiro come prima e via così fino a ricoprire l'intera sezione.



- stesso procedimento per la sezione di destra:



- da ultima, la parte centrale: tolgo tutta la carta e sistemo i nastri bianchi:

parte posteriore
parte anteriore
- poi non rimane che talgiare le eccedenze.
- un'altra passata col ferro NON A VAPORE, un elastico da mutande fissato alle due estremità e tah-dahn!
ecco la mia corona di real recupero!

mercoledì 2 marzo 2011

partecipo: GIVEAWAY, FEEDBACK


la proposta di Vogliounamelablù è impegnativa, ma ci provo lo stesso a mettere assieme un pensiero logico sull'argomento.
così, ho preso spunto dalla sua partenza e mi sono guardata anche io le statistiche, scoprendo che anche nel mio caso i più letti sono proprio i tutorial creativi. non poteva essere diversamente, d'altra parte: il mio è un blog di tutorial!
almeno così l'avevo inteso all'inizio. m'immaginavo una sorta di mega album interattivo dove conservare i miei progetti, una specie di rubricona divisa per grandi argomenti tipo: "fatto", "farò", "bella idea!", "questo no"...
poi mi sono scontrata con la realtà:
1- non so usare la piattaforma come vorrei;
2- o esprimo la mia creatività, o scrivo post.
Il fatto è che il blog, lungi da metter ordine ai miei lavori, in realtà li incasina perchè non avendolo pianificato bene fin dall'inizio (non avevo le idee chiare in proposito) ora mi trovo con tutto da tutte le parti. non solo: quando realizzo un progetto, il dovermi interrompere ogni minuto per fotografare i vari passaggi mi innervosisce perchè perdo la concentrazione. insomma, mi sembra che le cose che faccio siano in funzione del blog, e non viceversa.
e poi è un doppio lavoro: sapete quanto tempo ho impiegato a cucire il portafili da ricamo? un pomeriggio. e quanto tempo per scriverne il tutorial? una giornata. dedicata ad una cosa vista 320 volte (peeerò!), da persone che manco so chi sono e per la quale ho rinunciato a stare un po' con l'Altrametàdelcielo.
ma allora, che senso ha tenerlo? perchè pubblicare le mie cose in internet?
certo, mi fa piacere essere utile a qualcuno con le mie idee (molte delle quali in realtà non sono affatto originali), e non nascondo che leggere i commenti mi diverte ed è appagante; come pure gongolo quando vedo un nuovo iscritto (14 in meno di un anno non me li aspettavo proprio: grazie a tutti! - donne! c'è anche un uomo tra voi!).
e poi leggo sui blog che seguo post strani, molto seri rispetto a quelli scanzonati sull'ultima opera di piccoli artisti in erba: vi ammiro blogger, che sapete scrivere con una capacità di sintesi che io non ho, che parlate di cose profondamente vostre, che in qualche modo riuscite a guardare il vostro quotidiano da una distanza tale che vi consente di guardarvi anche dentro.
ci provo, ogni tanto anche io piazzo qui e là qualcosa di “strano”, e mi sento strana, e mi chiedo perchè poi ci sono finiti anche post che non c'entrano niente con il mio proposito iniziale: ci ho riflettuto, ma non troppo, perchè la risposta è arrivata subito. In fondo, contrariamente a come mi sento spesso, non sono scindibile, chichi è il caterpillar che parte in tromba coi suoi lavoretti per poi accorgersi a metà dell'opera che se avesse fatto in quell'altro modo avrebbe risparmiato tempo, fatica e soldini; che macina vasche per fare le traversate; che canta nel coro con le sue amiche; che fotografa alla male-e-peggio; che ha riservato un attico superaccessoriato di tutti i comfort nel proprio cuore apposta per l'Altrametàdelcielo che mi ama anche per le mie stramberie.
ecco che senso ha avuto aprire e tenere un blog: anche se non in ordine come avrei voluto, mi aiuta a tenere insieme i pezzi... direi che non c'è male!
la piazza armi e bagagli, come dichiarato in fondo in fondo alla pagina, è un posto per il libero scambio delle idee: i commenti sono graditi e benvenuti ma non ne ho mai ricevuti molti. peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere almeno un pensiero di chi ha speso del tempo qui in piazza, come pure mi piacerebbe che prendesse vita una "conversazione" di approfondimento. non è facile perchè questo succeda: ci vuole il post giusto, l'argomento giusto, l'aver qualcosa di sensato da dire... tutto sommato la vedo più un'attività da forum che non da blog. personalmente penso che se i commenti si limitano ad un "sono d'accordo, mi piace, brava, complimenti..." senza una parolina di più ci sia ben poco da approfondire, e allora tanto vale non farli.
penso pure che sia più facile commentare un lavoretto piuttosto che un pensiero, specialmente se condiviso: magari c'entra con la nostra cultura, ma sembra quasi che ci si senta in dovere di fronte ad un manufatto di dire che è carino (anzi, no: carinissimo!); e se una cosa non piace, semplicemente stiamo in silenzio. un pensiero invece è una cosa che non tocchi, non lo guardi, per commentarlo devi farlo tuo, lo devi capire prima, altrimenti come fai a decidere se sei d'accordo o no? c'è un processo di elaborazione non proprio immediato.
così i post seri li leggo e rileggo, quasi mai li afferro al volo e spesso riesco a capirne il senso solo dopo un po' (non è che scrivete arabo, è che io sono un po' lenta su queste cose) e commentarli a quel punto mi sembra un'azione fuori tempo massimo. ogni tanto però il mio neurone si velocizza e capisco, così oso e mi lancio (peccato che esprimere la faccia tosta in scrittura sia più complicato!): e meravigliosamente si aprono nuovi orizzonti.

martedì 15 febbraio 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": un capitolo a parte, ovvero "l'arte dell'autoinvito"

le lezioni erano temporaneamente sospese ma non terminate: il fatto è che mi prudevano le mani e così ho fatto dell'altro, che prima o poi pubblicherò.

dunque, l'autoinvito.
incubo dei bonton-isti, terrore e impaccio dei timidi, sasso nella scarpa dei vergognosi... gioia immensa dei caterpillar noncuranti - non del tutto, ma quasi - di ciò che li circonda.
come prima cosa spazziamo via subito il campo da false convinzioni: per come lo intendo io, l'autoinvito non è andare a scrocco. quando ci si autoinvita, se non è proprio l'ultimo momento, come minimo ci si presenta con una torta, e possibilmente fatta con le proprie manine.
questo non tanto perchè non ci si presenta mai a mani vuote, ma perchè dice che l'abbiamo fatto per voi, vi ho pensato e questo è quel che ne è venuto fuori (ecco, magari se la bruciate... un bella vaschetta di gelato? oppure una bottiglia di vino?).
se non ce l'avete fatta, vi trovate coi negozi chiusi, se tutto è nato perchè siete passate solo per fare un saluto e poi... allora, si aiuta a preparare, si sparecchia, si lavano i piatti... si da' una mano, insomma, sia che sia stato un tè, sia una più impegnativa cena.
si ok, ma come ci si autoinvita?
qual'è la frase magica?
non c'è!
non c'è perchè bisogna osare, e non è così difficile come si può pensare.
facciamo un piccolo sondaggio: quante di voi si sono sentite dire da qualcuno "eh, passa a trovarci, dài, quando vuoi, tanto siamo sempre qui" e quante volte avete raccolto questo invito, prendendolo proprio così, alla lettera?
mh... se penso alla mia esperienza, posso dirvi che inviti così ne ho ricevuti parecchi e anche che, francamente, non li trovo dei grandi inviti. perchè penso che, volendo proprio proprio fare la pignola, se ti fa davvero piacere che passi da te, non dovresti dirmi "quando vuoi"; chiedimi invece: "quando puoi?" così ci si organizza. per cui, se la premessa è "quando vuoi" per forza uno si autoinvita, non vi pare?
come dite? la telefonata prima per sapere se si può?
va bene, facciamola: ci si può autoinvitare anche per telefono, sapete?
no problem se vi dicono "massì, dai, passate, volentieri, vi aspettiamo!"; ma se vi dicono "acc... guarda stiamo uscendo per fare la spesa... facciamo un'altra volta, dai, magari a cena"... non vi suona un po' come il "quando vuoi" di prima?
il fatto è che si crea come un'aspettativa, che un po' ci lascia delusi... che forse è un po' il vero ostacolo al non buttarsi, e tutta la storia del non-sta-bene-fare-così in fondo è solo un pretesto per mascherare la delusione di un no.
invece la capatina, così, non pianificata, non prevista, nemmeno immaginata mentre si è per strada ha in sè una spontaneità e una sincerità tali che davvero, vi spianeranno la strada.
non so se riesco a spiegarmi bene, ma ecco, credo che parte del come si fa stia nella massima evangelica del "fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te". quando organizzo una cena, se un amico mi chiede se può portare un suo amico col quale si era già messo d'accordo ma che gli spiacerebbe bidonare perchè tutto sommato non vorrebbe mancare alla serata in compagnia... beh, ma cosa me lo spieghi a fare? portalo, no? che problema c'è! insomma, se qualcuno si autoinvita da me, non mi fa altro che piacere; anzi, trovo che queste poi siano le cose meglio riuscite, perchè più spontanee [e vi ricordo che io ho avuto l'onore anche dell'imbucato al funerale di mio nonno...].
insomma, l'autoinvito mi viene naturale perchè penso a come sono contenta io quando ne ricevo uno.
non può essere tutto rose e fiori, certo che no, brutte esperienze le ho vissute, ma non sono in numero sufficiente da far pendere il piatto della bilancia dalla parte loro.

sapete, quando si dice che dare è più bello che ricevere e tutte quelle cose lì? beh, fa tutto parte di questo. tempo fa la sezione locale della croce rossa non riusciva a mettersi in contatto con una famiglia del quartiere dell'Altrametàdelcielo: così mio papà, che era là, ha chiamato me perchè chiedessi a lui di provare a suonare il campanello e capire se c'era qualche problema. e lui, volontario coatto, ci è andato brontolante perchè ha dovuto vestirsi e interrompere quel che stava facendo; certo che sarebbe andato là, per chi lo avevo preso?: metti che fosse successo qualcosa...
beh, quando ricorda quel pomeriggio, ancora oggi, si illumina felice: il telefono era solo messo male, niente di grave, ma la famiglia lo ha accolto in casa neanche fosse stato babbo natale con i premi del superenalotto, non finiva più di ringraziarlo, non sapevano più cosa offrirgli, volevano persino dargli una mancia.
e io, quando lo vedo così, lo amo un pezzo di più...

domenica 13 febbraio 2011

Un piir fa mia 'n pomm


disastro.
nemmeno le 8 e mi ha già ucciso il lievito madre, fatto fuori la preziosissima farina di farro integrale, usato i miei campionari di stoffe per una coperta “che tanto poi farò carità”, il tutto porconando dietro a chiunque tentasse in qualche modo di ragionare con LEI cercando – ormai – di salvare il salvabile.
“non spreco le cose da mangiare” aveva detto quando le ho fatto notare che la farina integrale era meglio mescolarla alla farina normale; “mi serve spazio in frigo” aveva detto quando ha travasato il lievito nella fontana di farina seppellendolo nel sale e annegandolo con acqua bollente (il frigo da 170 l nel quale l'eco era disturbato da un tupperware da 250 cl); “abbiamo troppa roba, c'è bisogno di spazio” m'ha detto mentre ravanava nello scatolone dei campionari con una frenesia che non promette mai niente di buono...
e così il pane è da buttare perchè sono venute fuori mazze da baseball di un sapore acido amaro, e la mia collezione di stoffette non solo è mutilata, ma sono rimasti solo colori cupi e bigi, perchè le tonalità più vivaci le ha consumate (e lo scatolone non è stato svuotato, così non è cambiato niente). niente in contrario a che le usasse, pienamente d'accordo nel voler realizzare qualcosa di utile e farne un dono, ma con un minimo di criterio, insomma!
e soprattutto, avrei gradito molto non essere frastornata per un'intera giornata dai continui discorsi pronunciati a 1000 decibel sulle porcate di esperimenti che porto in casa, dato che poi i disastri non li ho fatti io.
se non altro ho capito da chi ho preso l'ingombro, l'irruenza e la prepotenza di un caterpillar (anche se non sono mai riuscita a fare altrettanto danno tutto in una volta sola): un piir fa mia 'n pomm (da un pero non nasce una mela).

giovedì 3 febbraio 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": appendice 1

visto il successone (ben 3 - dico: tre - commenti) del mio ultimo post, ho deciso di spendere altre parole sull'argomento.
dunque, rileggendolo, mi sono resa conto che ho scordato di premettere una cosa importante: la premessa, appunto.
vi sarete chieste: cosa c'è da chiedere in giro?
come sapete, mi piace realizzare cose, ma i soldi nel portafogli sono quelli che sono, così faccio scorte di tutto quello che posso recuperare quando mi capita l'occasione. quando gironzolo, anche se non sto cercando qualcosa di particolare, istintivamente butto un occhio qui e là, e ogni tanto capita che bam! quella cosa potrebbe fare al caso mio.
le tavolette di cartone, per esempio: ammonticchiavano i cartoni perchè venissero raccolti dai netturbini e io, più veloce di un fulmine, chiedo se posso prenderle e se percaso ne hanno altre.
i nodi affettati dei tronchi mentre preparano la legna in montagna: difficile che ti dicano di no quando tutt'intorno hanno legna a perdita d'occhio...
il ritaglio di gomma crepla a forma di fiocco di neve che hanno usato per presentare il funzionamento di una speciale macchinetta... tanto di lì a poco ne avrebbero fatti altri...
la carta per scolare la frittella della fiera: cercavo da tempo una carta grezza, e me ne hanno data così tanta che non so più cosa farne.

per rispondere a cioccomammma che ieri mi chiedeva gli indirizzi, do' questa indicazione: comincia dai posti che conosci e che ti conoscono. se sei già una cliente, con i dovuti modi, vedrai che non ti diranno di no. la tattica kamikaze sperimentala in città forestiere, dove anche se fai una figuraccia, chissenefrega! tanto chi ti conosce?

mercoledì 2 febbraio 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": tutorial?

come mi hanno fatto notare, ho una bella faccia tosta.
"bella" nel senso di simpatica. ce l'ho di natura, e spesso si accompagna ad un tatto da caterpillar che il più delle volte mi fa fare figuracce da guinness, ma che dà anche tante soddisfazioni, non ultima un bagaglio di ricordi da morir dal ridere.

ma anche se il mio savoir faire è innato, posso sempre spiegarvi come si fa: nessuno nasce imparato, e ci sono miliardi di corsi per ogni cosa. ecco il mio:

come farsi venire la "faccia tosta" in 5 mosse

1- ricordatevi sempre che chiedere è lecito, rispondere è cortesia: potreste essere potenziali clienti, potrebbe essere controproducente trattarvi male.
2- analizzate le situazioni (cioè, non chiedete l'ora a una mamma che monta il passeggino mentre il cane le gira attorno legandola con il guinzaglio, il figlio piccolo in macchina strilla a 9000 decibel, quell'altro le tira la giacca perchè vuole qualcosa in quel momento preciso... ho reso l'idea?)
3- un sorriso sincero e gentilezza sono sempre graditi
4- pensare a cosa si può dare in cambio (ed essere pronti anche magari a pagare...)
5- ripassare a ringraziare

ora spiego con un esempio pratico (tratto da una storia vera).
passeggiavo per milano e scorgo la vetrina di un sarto con esposto un cartello "cravatte di seta a 10'000 £"; siamo entrati nel negozio/laboratorio/atelier e butto l'occhio su uno scaffale pieno raso di campionari.
C: "mi scusi, cosa sono quelle specie di libri?"
S: "campionari di stoffe"
C: "veramente???"
S: "certo! prendine uno"
e timorosa lo pesco e lo sfoglio... ricordo ancora la sensazione sulle mani di tutte quelle stoffe morbide e colorate... dopo averlo guardato e riguardato glielo porgo perchè avevo paura di ribaltarli tutti tentando di metterlo via.
S: "puoi tenerlo, se vuoi, ne ho talmente tanti... anzi, se me ne porti via un po' mi fai un favore"
così sono uscita di lì con una cravatta e un sacchettone di campionari di tessuti di lana. cosa ne ho fatto? beh, in tutto sono venute fuori 1 coperta un po' più grande di un plaid, 1 coperta matrimoniale, 1 copripiumone singolo, 1 copertina più piccola di un plaid e un certo numero di cuscini, dei quali uno l'ho portato poi un giorno al sarto per ringraziarlo. e sapete lui cos'ha fatto?
per sdebitarsi, mi ha regalato un altro sacchettone di campionari e avanzi di velluto, che per ora non ho ancora utilizzato, in attesa dell'ispirazione.
ok, mica tutti sono così generosi.
vero.
ma se non ci provate, non scoprirete mai chi lo è veramente.
e che dire del tipografo a due passi da casa mia?
cercando disperatamente carta da cartonaggio tipo varese ma senza disegni, sono capitata lì. beh, non solo avevano quel che cercavo, non solo non hanno voluto un centesimo per la carta che ho scelto, ma me l'hanno pure squadrata della misura che volevo io! e quando poi sono tornata con una bottiglia di vino, e gli ho mostrato cosa avevo fatto con quella carta, come prima cosa hanno studiato da esperti il manufatto e mi hanno fatto mille complimenti e poi hanno insistito perchè mi fermassi lì con loro in laboratorio per brindare. totale, alla fine mi hanno pure detto che se voglio, mi lasciano uno spazietto lì da loro per fare i miei lavori.
aneddoti simili ne ho parecchi, e non credo che sia perchè sono incredibilmente fortunata. io penso che  anche la persona più burbera e scontrosa sulla faccia della terra, se le viene data la possibilità di rendersi utile, si scopra generosa in modo inaspettato.

e a voi, mai successe cose simili?
dài, raccontatemele!

martedì 1 febbraio 2011

tutorial: VASSOIO OVER-SIZE

mentre qualcuno compiva 5 anni, dalle mie parti si è fatta la festa degli ...anta di papà.
data importante, questa di quest'anno, per cui sono stati chiamati a raccolta tutti i parenti che da più parti si sono riversati nel salotto di casa.
per sfamare 22 persone, abbiamo organizzato un [ab]buffet che, a giudicare dai non-avanzi, è stato molto gradito; e per finire, la torta!
foto ne ho fatte, ma nessuna decente, quindi spero di rendere l'idea a parole.
ho preparato la pastiera (della quale non do' la ricetta solo perchè se comperate il barattolo di grano per pastiera la trovate già stampata...) e poi, complici gli stampi a forma di numero gentilmente prestati dall'amico pasticcere, l'ho cotta a casa dell'Altrametàdelcielo (sennò che sorpresa sarebbe stata?).
ma non avendo un vassoio grande a sufficienza per contenere i due numeri di pastiera, ho dovuto arrangiarmi col cartonaggio. ne ho realizzato uno pieghevole, causa problemi di spazio per riporlo una volta finito l'uso.
1. i cartoni grezzi
2. il vassoio aperto (esterno)
3. il vassoio aperto (interno)

4. i rinforzi
5. il vassoio chiuso
poche foto, mi spiace, ma non avevo proprio tempo di interrompermi qui e là per fotografare.

ecco come fare:
- procuratevi del cartone mooolto spesso: il mio è di 4,5 mm, rigorosamente di recupero: si tratta infatti del supporto sul quale avvolgono le stoffe in metratura. con il mio savoir faire (leggi: faccia tosta, che giusto oggi una collega mi faceva notare - spero come dono da invidiare entro certi limiti...) li ho chiesti al proprietario del negozio di tessuti quando ho visto che li ammonticchiava per buttarli via;
- regolatevi per l'altezza/larghezza: il mio vassoio doveva misurare 50x40 cm, quindi, essendo le mie tavolette 80x20 cm, ho tagliato due pezzi da 50x20, che poi ho unito con il rivestimento in tela.
- la tela: in commercio esiste una tela da legatoria lavabile, che le conferisce un po' l'aspetto di una cerata (quindi presumo che si possa ovviare con quest'ultima): per i lavori di cartonaggio questa consistenza un po' plasticosa non è molto raffinata, ma stavolta, volendo fare un oggetto che duri nel tempo (almeno fino a quest'estate, quando toccheranno gli ...anta della mamma!), è stata proprio l'ideale.
- quindi, sul lato carta della tela, ho segnato il margine di 2 cm (non il solito 1,5 per via del cartone spesso) SOLO per  tre lati (2 corti e 1 lungo) della prima tavoletta; presa la tavoletta in questione, ne ho spalmato di colla una facciata e l'ho premuta sulla tela tenendo conto dei riferimenti appena tracciati.
- ribaltato il tutto, sul lato tela ho premuto con straccio&pieghetta/dorso del cucchiaio per fare aderire bene. poi ho ribaltato di nuovo, in modo da avere di fronte, in ordine di apparizione da sinistra a destra, il margine di 2 cm, il cartone, il resto della tela sul lato carta.
- ora appoggio sopra il cartone già incollato l'altro pezzo e spalmo di colla gli spessori che guardano verso il resto della tela (dalla parte opposta ai due cm, insomma). ci premo allora contro la tela e con l'aiuto della pieghetta premo benissimo tutto, passando e ripassando una marea di volte, finchè la tela non tende più a staccarsi.
- a questo punto vi troverete, in ordine di apparizione dall'alto (quello che vedete) al basso (quello che poggia sul tavolo): tela non ancora incollata, tavoletta incollata solo su uno spessore, tavoletta incollata sia sullo spessore che sulla facciata.
- sollevate allora con delicatezza la tela non ancora incollata, spalmate di colla la facciata del cartone, rimettete sopra la tela e premete, strofinate e fate aderire bene tutto.
- se avete tempo, e per sicurezza, e per fare le cose proprio per bene, mettete il tutto sotto dei pesi per un'oretta, altrimenti procedete pure ma con attenzione. come se steste per aprire un libro, sollevate il cartone superiore; segnate sull'estremità destra il margine di 2 cm e tagliate la tela in eccesso (idem sopra e sotto). tagliate gli spigoli e rimboccate tutt'attorno come ho spiegato qui.
qui c'è una difficoltà: sopra e sotto, nel punto di unione degli spessori alla carta, si crea una piega che incasina un po' il rimbocco, tuttavia, se premete bene anche con il dorso dell'unghia, lo spessore si riduce molto e la gobbetta sarà impercettibile.
- adesso serve la carta stagnola: prendete la misura che vi occorre (ci sono voluti 2 pezzi), avendo cura di lasciare tutt'intorno circa 5 mm di tela (anche no, ma a me piaceva, mi sembrava decorativo) e tagliatela. poi, passate la colla stick con abbondanza sul rovescio della stagnola (il lato più opaco) e incollate in posizione.
- a questo punto il vassoio sarebbe finito, ma non può essere usato per il trasporto, perchè si flette nel mezzo e rischiereste di fare una frittata. per cui, con il cartone avanzato, preparate una serie di listelli (i miei sono 4 e misurano 7x30 cm) da posizionare per largo lungo la cerniera.  rivestitene una facciata e fate i relativi rimbocchi con la tela.
- i rinforzi devono potersi togliere, sennò non si può metter via il vassoio. così ho usato del velcro blu (acquisto alla lidl di qualche anno fa) e l'ho fissato con del bostik. tah-dahn!

se per voi lo spazio non è un problema, allora incollate le tavolette tra due fogli di cartoncino (il bristol o quello da dorsino) tagliato nella misura che vi occorre. a questo punto non rimane che incollare la tela, rimboccarla (magari fate 2,5 cm) e incollare sopra la stagnola.

martedì 25 gennaio 2011

tutorial: CORNICETTA DA VIAGGIO

ora che piccola lory finalmente ha ricevuto il premio per il candy "GUARDA COM'ERANO!", per gentile concessione della legatoria di piazza armi e bagagli, posso postarvi come si fa.

materiali:
- cartone pressato, spessore circa 1,5 mm (il solito fondo degli album da disegno o dei blocchi va benissimo): 2 rettangoli 20x15,5 cm (copertina); 1 rettangolo 19x14,5 cm (cornice); 1 listello 19x2,3 cm e 2 listelli 12,2x2,3 cm (spessori);
- tela da legatoria: 1 rettangolo 23x6,3 cm (cerniera); 1 rettangolo 22x17,5 cm (cornice)  e 1 quadrato 7x7 cm (angoli);
- carta coordinata: 2 rettangoli 23x15 cm; 1 rettangolo 30,8x19 cm;
- facoltativo: un foglietto di acetato che funge da "vetro";
- taglierino, colla, squadra e righello;
- libri o pesi in genere

all'opera!

1) la CORNICE:

- dal rettangolo di cartone CORNICE, ritagliate con squadra e taglierino una finestra a 3 cm di distanza tutt'attorno al perimetro esterno e incollate su tre lati gli SPESSORI, che servono a creare lo spazio per infilare la fotografia.
- sulla tela, segnate l'ingombro della CORNICE lasciando un margine esterno di 1,5 cm per parte per i rimbocchi;

- spalmate di colla i bordi della cornice sulla parte non listellata e incollate la tela CORNICE
- tagliate gli spigoletti della tela, in modo da poterla rimboccare meglio. la misura di distanza dal cartone dovrebbe corrispondere circa al suo spessore (in questo caso, 3 mm, per via della cornice più i listelli). spero che dalla foto si capisca come si rimboccano gli angoli perchè non saprei come spiegarlo a parole; comunque, semmai chiedete!

 - incidete col taglierino una "X" che attraversi la tela centrale da spigolo a spigolo, e tagliare l'eccedenza lasciando sempre però un bordo di 1,5 cm per poterla rimboccare:
               

fatta! ora mettela capovolta, con gli spessori verso l'alto e sotto un peso.

lunedì 24 gennaio 2011

NUCLEARE? anche no

ho una domanda: che ce ne facciamo del nucleare?
premetto che non sono contraria a priori: sono consapevole che avere centrali a cento km dai nostri confini non ci mette al riparo dalle conseguenze tipo chernobyl e anche a me piace usare la corrente quanto e quando ne ho voglia. però vorrei davvero capire: gli uomini che girano per casa (cioè: l'Altrametàdelcielo, papà e fratellone) mi hanno spiegato che è il tipo di energia con la resa più alta, il che tradotto in soldoni abbatterebbe il costo dell'energia.
mh...
ricordo poco la geografia della scuola, ma so per certo che non abbiamo giacimenti di uranio, il che vuol dire che di nuovo, al pari del petrolio, dobbiamo comprare altrove la materia prima; poi c'è il piccolo problema che le centrali le dobbiamo costruire in un luogo sicuro, "idrogeologicamente" stabile e solido... ma il nostro territorio E' a rischio idrogeologico (così almeno ci hanno spiegato i geologi all'indomani dei recenti terremoti...); e le scorie, dove le mettiamo? non riusciamo nemmeno a sistemare i rifiuti di napoli!
ma siamo così sicuri che ci costi meno il nucleare?
e poi, ci arriviamo adesso, a decenni di distanza rispetto ai paesi che ci hanno preceduto: per colmare questo gap, ci vorranno parecchi soldi, e non è detto che si recuperi l'investimento: se sulla benzina il costo della materia prima incide per meno della metà perchè il resto sono solo accise e tasse anche antiche, tipo quella per finanziare la campagna d'etiopia, se tanto mi dà tanto, per quanto tempo dovremo pagare l'investimento sostenuto per realizzare il nucleare?
forse potremmo vendere l'energia prodotta all'estero, ma, se i nostri vicini di casa ne hanno così tanta che la vendono, cosa se ne farebbero della nostra?
l'ultima cosa che mi lascia perplessa, è che non ci venga chiesto il parere in proposito: anni fa c'è stato un referendum che ha detto NO al nucleare, ed ora? non importa più sapere se abbiamo cambiato idea rispetto a vent'anni fa?

martedì 18 gennaio 2011

PER RENDERE L'IDEA...

la trapunta patchwork&quilting tutt'assieme

 siamo multitasking: dovete sapere che la trapunta volendo può essere:
ecco, sì, un po' come la coperta di linus!


- paracolpi;
- tappeto parafreddo da parete, che è poi la sua funzione attuale. infatti sul retro ho fissato alcuni anellini di corda per poterla fissare alla parete;
- tappeto morbido e soffice per stare seduti per terra a giocare e rilassarsi (opzione collaudata dalla cucciola di casa che ha molto gradito);







domenica 9 gennaio 2011

SONO TORNATA!

ciao bella gente!
innanzitutto, buon anno!
per ritemprarci dalle fatiche dell'anno, ci siamo concessi una vacanza in montagna. le nostre giornate sono state all'insegna del relax più totale. eccone un esempio:


è stata dura lasciare un posto come questo:


questa è la vista dalle finestre alle 8 del mattino (e il colore non è fotoritocco, è genuinamente così)... aah, che nostalgia!
il paese è falcade e il monte con il rosa alle spalle è il civetta: siamo nel cuore delle Dolomiti occidentali, protetti dalla ressa della val di fassa da un maestoso anfiteatro. prima o poi dedicherò un post a questa meraviglia.

il Natale in piazza armi e bagagli  è stato piacevolmente tranquillo e sereno, anche se un po' diviso, perchè fratellone e famiglia se la sono spassata in quel di new york; in compenso ci siamo riuniti tutti a casa dell'Altrametàdelcielo, ed è stato subito festa: bella gente, ottimo pranzo, tanti regali.
già, quelli non sono mancati!
siccome faccio-quasi-tutto-io, non potevano essere non all'insegna del "fai da me": e il mio regalo per voi in ritardo per quest'anno ma buono per il prossimo, 3 tutorial.
mobilitati tutti i laboratori della piazza, ecco il risultato.


PASTA FROLLA (x biscotti e crostate di marmellata o di frutta)

ci vogliono:
1 kg di farina "0";
500 g di burro a temperatura ambiente (margarina x gli intolleranti al lattosio);
500 g di zucchero;
5 uova;
un pizzico di sale;
buccia grattuggiata di un limone.
 [come potete notare, le dosi sono 1 di farina e metà di tutto il resto; anche a dosi ridotte di farina, io uso comunque un limone per non lasciarlo con metà buccia]

opzioni:
- potete sostituire un paio di etti di farina bianca con la farina di grano duro (che rende la frolla più croccante) o con la farina gialla, o con farina di mandorle
- potete utilizzare anche ciliegie candite, granella di zucchero, frutta secca, scaglie di cioccolato, cacao amaro. 
ATTENZIONE!!! se volete fare i biscotti al cioccolato non mischiate all'impasto la cioccolata sciolta, perchè poi non si riesce a stendere bene l'impasto per ritagliare i biscotti; aggiungete invece il cacao amaro (va bene anche quello zuccherato, ma in questo caso sarebbe meglio ridurre la dose di zucchero dell'impasto base). quanto cacao? qui io vado a occhio: ne metto finchè la pasta non diventa di un bel marrone scuro scuro (più o meno quello della cioccolata fondente).

e poi si fa così:
- sul tavolo pulito si versano la farina, lo zucchero e il sale, formando una montagnola in cima alla quale si fa un buco con la forchetta (insomma, alla fine diventa un vulcano); nel cratere ci vanno il burro a pezzetti, la buccia del limone e i tuorli. NON BUTTATE VIA GLI ALBUMI!!
con le mani, impastate tutto: se vi succede che il composto rimane particolarmente sbricioloso e non si aggrega bene, aggiungete un po' di albume finchè non riuscite ad ottenere un impasto liscio e compatto (con gli albumi rimasti si possono fare le spumiglie, ma questo sarà un altro post).
- a questo punto, lasciate riposare la frolla: mezz'oretta sotto un canovaccio se la utilizzate subito, in frigo se la lavorerete nei giorni successivi, in freezer se vi cimenterete chissà quando (in questo caso, se fate tanto impasto, vi conviene dividerlo in pagnotte piccole, che impiegheranno meno tempo a scongelare e che non vi obbligheranno a fare chili di biscotti in una sola volta). tenete presente che più la fate riposare, più la pasta si frolla e più diventa buona; tanto per darvi un'idea, la mia crostata funziona così: preparo l'impasto il mercoledì sera e lo metto in frigo; il giovedì sera cucino la torta; il venerdì sera la mangiamo. MAI arrivata oltre il dopo cena del venerdì.
- accendete il forno sui 170-180° e mentre raggiunge la temperatura stendete la pasta sul ripiano infarinato in una sfoglia di circa 5 mm; ritagliate i biscotti e se vi va guarniteli: io ci ho messo sopra una mezza ciliegia candita, su altri una moneta di cioccolato;  e poi ancora una nocciola e infine la granella di zucchero (che sarebbe meglio mettere dopo la cottura x' col calore si scioglie; appiccicatela con un po' di miele, se no casca). 
piccola accortezza:
usando le formine rimangono tanti ritagli che di norma questi vengono reimpastati e ristesi fino ad esaurimento; in questo modo però, amalgamate anche la farina che vi è servita per non fare appiccicare la sfoglia al tavolo, col risultato che otterrete biscotti più duri che croccanti. per ovviare, vi conviene impiegare al meglio la superficie della sfoglia per ridurre al minimo le reimpastature. normalmente mi fermo alla terza stesura, sulla quale taglio biscotti quadrati oppure ne ricavo piccole crostatine suppergiù tondeggianti.
- riguardo alla cottura, ci vogliono più o meno 10 minuti: vi consiglio di tenerli d'occhio finchè risultano dorati e tenete conto che dopo la prima infornata ci vorrà sempre meno tempo di cottura per via del forno molto caldo. per capire quando sono pronti quelli al cacao, mettetene nella teglia anche uno bianco, che vi servirà da riferimento.
- una volta raffreddati, potete impacchettarli: io li ho messi dentro i sacchettini da freezer chiusi con un fiocchetto di rafia rossa.

foto? non ce l'ho fatta, mi spiace... sappiate però che ne ho fatti 5 kg assortiti e che hanno riscosso molto successo!


QUADRETTO DA PORTA

chi mi ha seguito ultimamente, sa che ho ricamato (a tempo record, aggiungerei) una coppia di gnomi destinati alla porta della camera dei genitori dell'Altrametà del cielo.
tah-dan!
ho apportato alcune modifiche rispetto allo schema originale:
riuscite ad individuarle tutte e 6? scrivetemi, ci sarà un piccolo premio per chi indovina!











e adesso vi spiego come l'ho montato:
1- stirate benissimo la tela; in più, stirate a rovescio la teletta adesiva (che avevo solo nera) in modo da incollare le saldature dei fili:


2- aiutandovi con un piatto, segnare e poi ritagliare due cerchi di cartone (perfetto quello di fondo dei blocchi da disegno): questa misura che avete scelto, è quella che avrà il quadretto finito.

 

3- sempre col piatto, contornate sul rovescio e centrandolo il ricamo. poi tagliate la tela in eccesso, avendo cura di lasciare tutt'attorno un margine di circa 1,5 cm in più.

4- di nuovo con il piatto di riferimento, tagliate anche l'imbottitura: essendo appassionata di patchwork, ho utilizzato un pezzo di ovatta, ma possono andar bene anche avanzi di gomitoli di lana, scampoli di stoffa felpata, pluriball (se resistete alla tentazione di far scoppiare le palline...), gommapiuma (vi do' una dritta: fatevi dare quella che viene usata per separare tra loro i grappoli d'uva e che il fruttivendolo butta via: se gliene portate via un po', non gli fate altro che un favore!). 

5- spalmate il vinavil su uno dei cartoni e sistemateci sopra l'imbottitura: se usate gugliate di lana, cercate di distribuire i fili in modo da creare uno spessore regolare; sempre nel caso della lana, se la usaste in technicolor, fate una prova: se i fili si vedono in trasparenza, copriteli con una stoffa in tinta unita, da fissare sul retro del cartoncino nello stesso modo che adesso vi spiegherò per il ricamo.

6- sistemate sul ripiano la tela ricamata con il rovescio all'insù; posizionatevi sopra il cerchio con l'imbottitura, in modo che il cartone coincida con il contorno a matita che avete tracciato al punto 3. ah! ovviamente l'imbottitura è a contatto con il rovescio del ricamo. 
ora si procede in questo modo: si pratica un taglietto sulla tela ricamata fino a poco prima del bordino a matita, si mette un po' di colla sul cartone in prossimità del bordo esterno e si preme sopra l'orlino di stoffa. andate avanti così, sovrapponendo di volta in volta i pezzetti di tela e avendo cura di tirarla bene per evitare grinze e increspature. guardate le foto così è più chiaro:





7- poi c'è da mettere il cordino tutt'attorno. io, x' lo avevo in casa, ho utilizzato proprio quello da tappezzieri, che ha attaccato anche una fettuccia che normalmente viene cucita tra due strati di stoffa.

[immagino si possa fabbricare artigianalmente utilizzando una striscia di stoffa (o nastro piuttosto alto) piegata a metà per il lungo e inserendovi uno spago o un filo di cotone abbastanza grossi e fissando il tutto con una cucitura dritta il più possibile contro il rigonfiamento provocato dall'anima di filo. l'aspetto non sarà a torciglione, ma credo che una stoffa con una certa fantasia o texture possa lo stesso conferire un certo stile]



prima di attaccare il cordino, segnate sul cartoncino il centro, cioè dove dovrà essere applicato l'anello per poter appendere il quadretto; è in base a questo riferimento che il cordino e inizia e finisce, perchè alla fine sarà il punto meno visibile quando il ricamo sarà appeso.
quindi, con la colla aggiunta poco a poco, applicare il cordino tutt'attorno.



consiglio: il segno fatelo bello lungo, che arrivi al cartoncino, sennò succede come a me che l'ho coperto con il cordino...
8- spalmate di colla un lato del secondo cartoncino e incollate una carta (io ho usato quella da pacchi perchè ne avevo un ritaglio sufficiente; può anche essere una carta non tanto bella e spiegazzata: tanto non si vedrà e poi la colla stira le pieghe). procedete con la carta come con la tela ricamata: segnate il contorno con il piatto e ritagliate ad 1 cm oltre questo bordo e poi incollate sull'altro lato del cartoncino l'eccedenza. incollate l'appendino: io avevo questo, ma un'altra soluzione può essere una fettuccia o anche niente e poi a lavoro finito un bel pezzo di biadesivo o di patafix.


9- poi spalmare di colla l'intera superficie del secondo cartoncino (dal lato non rivestito di carta): non mettetene troppa, sennò deborda e si sporca il cordoncino. sovrapporre centrando con l'appendino i due cartoni e lasciare il tutto almeno una notte sotto una pila di libri per fare aderire bene le due parti.


PATCHWORK&QUILTING TUTT'ASSIEME
ovvero: trapunta quasi rapida
questo è il regalo che ho fatto all'Altrametàdelcielo, purtroppo senza foto della fattura perchè non avevo tempo di farle; quanto prima provvederò con la foto dell'opera finita.
dopo aver calcolato le dimensioni della trapunta, ho tagliato l'imbottitura e la fodera (120 x 180 cm). la struttura del patch è molto semplice, strisce lunghe disposte in parte per lungo, in parte per largo, così:


- ho segnato sull'imbottitura l'ingombro delle strisce;
- sono partita dalla blu orizzontale: l'ho messa sull'imbottitura col dritto verso l'alto, le ho sovrapposto quella azzurra con il rovescio verso l'alto e ho imbastito il tutto, fodera compresa.
- ho cucito a macchina lungo tutta la striscia;
- tolta l'imbastitura, sollevo la striscia azzurra come se dovessi voltare la pagina di un libro: vi trovate così con blu e azzurro già fissate.
 - poi tocca al verde: sovrapposto all'azzurro, dritto contro dritto, imbastiti i 4 strati (in ordine di apparizione: verde al rovescio, azzurro al dritto, imbottitura, fodera) e poi cuciti. e via così fino al beige orizzontale.
- ora si ricomincia con le strisce verticali: parto di nuovo dal blu, che ora si sovrappone al bordo delle strisce già attaccate in orizzontale; si imbastiscono i 4 strati e si cuce; si toglie l'imbastitura, si apre e si sovrappone l'azzurro eccetera fino al beige verticale.


rimane da fare il bordo esterno ed ho realizzato un binding. le spiegazioni di Maria Teresa nel suo blog sono molto chiare (bravissima!), anche se io l'ho realizzato in modo diverso: 
- i miei angoli sono a 90° e non a 45°: una mia conoscente sostiene che l'angolo a 45° non è patchwork, perchè per quanto sia una tecnica di grande effetto, rimane pur sempre un'attività nata per essere di semplice realizzazione (effettivamente è molto più rapido fare gli angoli retti, ed è per questo che li ho scelti);
- l'ultima cucitura l'ha fatta mia mamma con sottopunti... 
è vero che faccio-quasi-tutto-io...
appunto: QUASI. 

in questo modo insomma, si cuce e si trapunta tutto in una volta sola.
non so se sia effettivamente un metodo più rapido rispetto al tradizionale: certo è che gestire sotto la macchina tutto l'insieme è un po' macchinoso, anche perchè io ho usato un'imbottitura molto alta; sicuramente con imbottiture basse e per lavori meno grandi tutto è più semplice, e ci si può sbizzarrire con forme più varie rispetto alle strisce. ho in mente di realizzare delle tovagliette americane, vi aggiornerò.

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